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al testo di Ivan Pozzoni
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La ballata di Peggy e Pedro è latrata dai punkabbestia di Ponte Garibaldi, con un misto d’odio e disperazione, insegnandoci, intimi nessi tra geometria ed amore, ad amare come fossimo matematici circondati da cani randagi.
Peggy eri ubriaca, stato d’animo normale, nelle baraccopoli lungo l’alveo del Tevere, e l’alcool, nelle sere d’Agosto, non riscalda, obnubilando ogni senso in sogni annichilenti, trasformando ogni frase biascicata in fucilate nella schiena contro corazze disciolte dalla calura estiva. Sdraiata sui bordi del muraglione del ponte, tra i drop out della Roma città aperta, apristi il tuo cuore all’insulto gratuito di Pedro, tuo amante, e, basculandoti, cadesti nel vuoto, disegnando traiettorie gravitazionali dal cielo al cemento.
Pedro, non eri ubriaco, ad un giorno di distanza, non eri ubriaco, stato d’animo anormale, nelle baraccopoli lungo l’alveo del Tevere, o nelle serate vuote della movida milanese, essendo intento a spiegare a cani e barboni una curiosa lezione di geometria non euclidea. Salito sui bordi del muraglione del ponte, nell’indifferenza abulica dei tuoi scolari distratti, saltasti, in cerca della stessa traiettoria d’amore, dello stesso tragitto fatale alla tua Peggy, atterrando, sul cemento, nello stesso istante.
I punkabbestia di Ponte Garibaldi, sgomberati dall’autorità locale, diffonderanno in ogni baraccopoli del mondo la lezione surreale imperniata sulla sbalorditiva idea che l’amore sia un affare di geometria non euclidea.
[Cherchez la troika, 2016] |
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